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mercoledì 23 marzo 2016

Marea nera in Tunisia, viene da una piattaforma offshore. Nessuno ne parla.


Colpite le isole Kerkennah, a 120 km a sud di Lampedusa

Il 14 marzo una marea nera si è riversata sulle coste delle isole Kerkennah, in Tunisia, ma nonostante sia numerose pagine Facebook (come Kerkennah Islands) sia qualche giornale on-line abbiano pubblicato le foto del disastro (che in parte ri-pubblichiamo) la grande stampa tunisina ha praticamente ignorato l’evento, e altrettanto ha fatto quella italiana.
Eppure l’arcipelago delle Kerkenah è a soli 120 km a sud di Lampedusa, ed è noto a molti italiani sia per le sue magnifiche spiagge sia per la sua economia basata in gran parte ancora sulla pesca. Mentre scriviamo, come dice su Kerkennah Islands un cittadino tunisino, è stato fatto molto poco per «un problema ecologico molto grave che bisogna risolvere il più rapidamente possiibile».
Umberto Segnini di IsolaMondo, che conosce molto bene le Kerkennah, spiega che «lo sversamento viene da una piattaforma a 7 km dalla costa. Gli organi di informazione ufficiale e le compagnie petrolifere minimizzano, ma il problema è serio e la gente dell’isola è arrabbiata e preoccupata». Sotto accusa è soprattutto la Petrofac, una compagnia britannica specializzata nella fornitura di servizi all’industria petrolifera, ma Segnini evidenzia che «la pesca è l’attività principale dell’arcipelago, da quando hanno iniziato a trivellare nel Golfo di Gabes sono iniziati i problemi perché l’inquinamento collegato alle attività estrattive ha fatto diminuire drasticamente il numero delle spugne e anche il pescato ha subito un calo. I kerkenni sono isolani pacifici e accoglienti e tengono tantissimo al loro mare e alla qualità dell’ambiente; già in passato sono state fatte battaglie contro le compagnie petrolifere e si sono opposti con successo alla costruzione di un aeroporto che avrebbe cambiato il loro stile di vita, senza farsi convincere da promesse di lavoro e ricchezza»
Su Kerkennah Islands, Alain Langar scrive sconsolato: «Non so da che parte devo cominciare. Da anni ho sollevato questi problemi. Una completa ignoranza e un’incompetenza dei responsabili nazionali e regionali: silenzi radio. Sfortunatamente i Paesi in via di sviluppo adorano le catastrofi! So bene di cosa parlo perché sono del mestiere e peso le mie parole. Non pensano che al profitto finanziario, ecco i risultati. Nessuna lezione dal passato, prima c’era stata la Npk a Sfax e oggi Bp! Non vi resta che bussare alle porte delle assicurazioni, ancora! Le industrie dei giacimenti petroliferi hanno delle norme, dei codici  e un minimo rispetto della natura. La sola e unica responsabile di questa catastrofe della marea nera è il responsabile della municipalità: perché ha dato l’autorizzazione all’esplorazione di questo giacimento sotto il treno dittatoriale del vecchio regime! Ora, deve rendere conto agli sfortunati Kerkéniens. Come si dice, il denaro fa marcire le persone. Nessun rispetto per la persona umana e per il suo ambiente. La natura non vi perdona. Sono molto triste per la negligenza dei responsabili che ci ha fatto arrivare a questa orribile catastrofe. Le nostre isole non meritano questo destino maledetto».
Di Umberto Mazzantini
Fonte:http://www.pianetablunews.it/2016/03/23/marea-nera-in-tunisia-viene-da-una-piattaforma-offshore-nessuno-ne-parla/

martedì 22 marzo 2016

E’ italiana l’invenzione che potrà ripulire il nostro pianeta!


E’ in fase di completamento la prima sperimentazione su vasta scala nel sito nucleare di Saluggia, nel Vercellese.
Potrebbe anche essere usata per bonificare Fukushima.
Nasce da Este un progetto a dir poco epocale che ha il potere di rivoluzionare le pratiche di potabilizzazione e “pulitura” dell’acqua radioattiva. E dalla bassa padovana all’immane disastro di Fukushima il passo da compiere è davvero molto breve.
Ecco cosa è accaduto:
Qualche anno fa Adriano Marin, ingegnere elettronico all’università di Padova, iniziò a costruire in un garage un prototipo di potabilizzatore portatile insieme ad alcuni suoi colleghi. “Avevamo dato inizio alle sperimentazioni e ai progetti per motivi umanitari” Racconta l’ingegnere: “Dato che il sistema è nato principalmente per aiutare gli abitanti di quei luoghi sulla Terra che non possono avere accesso all’acqua potabile.
Monta, smonta, prova e riprova, modifica e riaccendi, spegni e purifica, salta fuori che il potabilizzatore è in grado di separare le molecole che formano l’acqua da qualsiasi elemento senza l’utilizzo di filtri e sostanze chimiche. E non si parla solo di fanghi, sporcizia, metalli, contaminanti volatili e altre sostanze inquinanti. L’apparecchio, che qualcuno ha definito poco generosamente «una specie di lavatrice», si è dimostrato in grado di scindere l’acqua anche dagli atomi radioattivi”.
Adriano Marin, 51 anni, ingegnere elettronico, per lungo tempo dirigente del gruppo Riello e poi in seguito fondatore dell’impresa di consulenze Cross Technology, ammette in tutta sincerità: “La scoperta fu un fatto del tutto casuale, e ci mettemmo due anni per capire quale principio fisico portava a quel risultato”.
Il sistema, battezzato Wow (Wonderful Water), è stato in seguito perfezionato e testato a lungo dai laboratori Arpav di Padova, dal Cnr, dall’Università di Pavia e dal Laboratorio per l’energia nucleare applicata, oricevendo tutte le attestazioni necessarie (in questo momento sta certificando i risultati anche il National Physical Laboratory del Regno Unito). Ad oggi è un brevetto mondiale.Fase ultima della sperimentazione.

In questo momento a Saluggia, nell’area in cui si trova il sorvegliatissimo deposito di scorie nucleari Avogadro, è in corso l’ultima fase della sperimentazione. WOW, che tecnicamente è un separatore di molecole, è stato costruito in versione “grande” e dal 23 settembre sta trasformando in acqua purissima 45 mila litri di liquidi radioattivi conservati in due cisterne.
Il 5 dicembre, avrà completato il suo lavoro, di tutto quel liquido contaminato resteranno solo dieci litri di concentrato insoluto. Sarà questa la prova più tangibile delle grandiose possibilità della macchina, in moltissimi campi, a partire proprio dal nucleare.

Questa è un’invenzione che merita il premio Nobel, tutta italiana,  che viene sostenuta anche da un gruppo di lungimiranti finanziatori e resa possibile da un team affiatato che condivide lo spirito del progetto: realizzare qualcosa di utile alla società.
Addesso Wow è in cerca, per ognuna delle applicazioni, di vari partner, possibilmente italiani, che portino il prodotto sul mercato. Qualcuno che concordi sulle finalità e che non cerchi invece di tenere l’invenzione nascosta.
Fonte: http://blog.saltoquantico.org/acqua-potabile-wow/?user=Fenix1

venerdì 18 marzo 2016

Dalla Sicilia lo Stop al Mous

Finalmente fermato il Mous e speriamo che duri.

LA RIVISTA ''TIME'': ''PROTESTE DELLA POPOLAZIONE SICILIANA HANNO FERMATO IL PENTAGONO'' (IN ITALIA NESSUNO NE HA SCRITTO)


NEW YORK -  Le proteste della popolazione siciliana arrivano sulla grande stampa americana, e la ragione è importante: hanno fermato niente di meno che il Pentagono.
L'attivazione del sistema di comunicazione satellitare militare ad alta frequenza Muos (Mobile User Objective System) realizzato presso la base aerea siciliana di Sigonella e' paralizzata dalle proteste popolari delle comunita' locali e da cause legali, tanto da essere divenuta un pantano per la prossima generazione delle reti di comunicazione globale del Pentagono.
Il prestigioso settimanale statunitense "Time" dedica un lungo articolo alla vicenda partendo dall'ordinanza di una corte siciliana, che la scorsa settimana ha consentito alla base aerea di operare il sistema cosi' da rilevarne le effettive emissioni di onde elettromagnetiche.
L'ambasciata statunitense in Italia sostiene che il Muos emetta radiazioni non piu' nocive di quelle di un comune telefono cellulare; le comunita' locali e parte della comunita' scientifica, pero', temono rischi per la salute e per l'ambiente.
Secondo Massimo Coraddu - scrive il Time - dell'Istituto nazionale di fisica nucleare e consulente del gruppo "No Muos", l'apparecchiatura e' pericolosa: "A piena potenza anche una breve esposizione (alle radiazioni emesse dal sistema, ndr) e' devastante. Le conseguenze di una esposizione prolungata a basse intensita' sono ancora piu' serie", e secondo lo scienziato interesserebbero un'area di circa 20 chilometri quadrati.
Di parere opposto il professor Salvatore Casale, esperto di telecomunicazioni dell'Universita' di Catania, secondo cui il Muos "non e' diverso dai sistemi di telecomunicazioni esistenti che impieghiamo coi nostri telefoni cellulari".
Il Muos e' stato sviluppato per consentire alle forze armate Usa comunicazioni di alta qualita' con le unita' che operano in tutto il mondo, anche quando le trasmissioni sono ostacolate  dal terreno o dalle condizioni meteorologiche. La stazione siciliana e' una delle quattro che compongono il sistema: le altre tre sono posizionate alle Hawaii, in Australia e in Virginia. Le stazioni comunicano con cinque satelliti, l'ultimo dei quali e' pronto al lancio da Cape Canaveral (Florida); il costo complessivo del sistema, sviluppato da Lockheed Martin, e' di 7 miliardi di euro.
Curioso che - però - il Pentagono abbia voluto piazzarlo proprio in Sicilia. Forse che la Spagna e il Portogallo o la Grecia hanno rifiutato a priori di "ospitare" questi macchinari pericolosi per la salute e per l'ambiente? Molto probabile, certo invece il fatto che il governo Renzi non abbia avuto nulla da ridire. Renzi quali "vantaggi" ha avuto col silenzio? 




Redazione Milano
Il Nord Quotidiano
Fonte: http://www.ilnord.it/c-4749_LA_RIVISTA_TIME_PROTESTE_DELLA_POPOLAZIONE_SICILIANA_HANNO_FERMATO_IL_PENTAGONO_IN_ITALIA_NESSUNO_NE_HA_SCRITTO

Putin si ritira dalla Siria, un altro colpo da maestro


E ora Vladimir Putin ancora una volta prende il mondo in contropiede annunciando il ritiro di gran parte delle truppe russe e ponendosi così in una situazione ottimale: il ritiro mira, ufficialmente, a favorire i colloqui di pace in Siria e dunque vanta nobili finalità. Può darsi che dia i risultati sperati – tutti lo sperano – e in questo caso il Cremlino potrebbe attribuirsi il merito di aver propiziato una soluzione insperata. Ma se anche i negoziati fra Assad e le fazioni ribelli fallissero e fosse necessario un nuovo intervento militare in Siria, Mosca sarebbe legittimata a procedere e nessuno potrebbe recriminare.
DI MARCELLO FOA - 15 MARZO 2016
Solo nelle prossime ore capiremo con certezza la consistenza del ritiro russo dalla Siria ma ancora una volta Vladimir Putin ha dimostrato uno straordinario tempismo. Da qualche tempo non ne sbaglia una.
Nell’autunno del 2015 colse di sorpresa quando annunciò l’inizio dei bombardamenti in Siria contro l’Isis.
Dopo poche settimane tutti si meravigliarono per la potenza e per la precisione dei bombardamenti rispetto agli svogliatissimi, recalcitranti raid condotti fino a quel momento dagli Usa.
Nessun esperto si aspettava l’avanzata delle truppe di Assad, che nei primi mesi del 2016 hanno riconquistato parte dei territori persi grazie, ancora una volta, all’”imprevista” efficacia del sostegno logistico russo.
E ora Vladimir Putin ancora una volta prende il mondo in contropiede annunciando il ritiro di gran parte delle truppe russe e ponendosi così in una situazione ottimale: il ritiro mira, ufficialmente, a favorire i colloqui di pace in Siria e dunque vanta nobili finalità. Può darsi che dia i risultati sperati – tutti lo sperano – e in questo caso il Cremlino potrebbe attribuirsi il merito di aver propiziato una soluzione insperata. Ma se anche i negoziati fra Assad e le fazioni ribelli fallissero e fosse necessario un nuovo intervento militare in Siria, Mosca sarebbe legittimata a procedere e nessuno potrebbe recriminare.
In termini di strategia militare e di immagine è un capolavoro. Perché quando si ricorre alla forza occorre porsi obiettivi chiari e sapersi fermare al momento giusto ovvero bisogna mostrare quella sapienza, predicata nell’Arte della Guerra di Sun Tzu, che é sistematicamente mancata agli Stati Uniti negli ultimi quindici anni ovvero dalla guerra in Afghanistan fino ad oggi passando per l’Irak, la Siria, le primavere arabe telecomandate, lo scellerato appoggio all’Isis e in genere all’estremismo islamico in Siria.
A modo suo, Putin ha dato un’altra lezione all’America.

Fonte:http://www.lintellettualedissidente.it/rassegna-stampa/putin-si-ritira-dalla-siria-un-altro-colpo-da-maestro/

IL GRANDE INSABBIAMENTO DI FUKUSHIMA



DI
LINDA PENTZ GUNTER

Il Dottor Tetsunari Iida è fondatore e direttore esecutivo dell’Institute for Sustainable Energy Policies (ISEP) (ndT. Istituto per le Politiche Energetiche Sostenibili) in Giappone. Come tale, ci si sarebbe aspettati che nella recente presentazione che ha dato nel Regno Unito, entro le sacre sale della Camera dei Comuni, avesse posto l’accento sulla capacità del Giappone di sostituire l’energia elettrica generata una volta dai suoi impianti nucleari, ora perlopiù dismessi, con le energie rinnovabili.
Ma la polemica appassionata del Dottor lida non riguardava la forza del Sole, bensì la forza della propaganda. L’11 marzo 2011 sarebbe potuto essere solo il giorno in cui ha colpito il Grande Terremoto del Giappone Orientale. Ma vi è stato anche l’inizio del Grande Insabbiamento da parte del Giappone.
Sul sito dell’ISEP Iida esalta la venuta della Quarta Rivoluzione, susseguente a quella dell’agricoltura, dell’industria e dell’Information Technology. Scrive: “Questa quarta rivoluzione sarà una rivoluzione nell’ambito dell’energia, una rivoluzione industriale verde e una rivoluzione basata su una rete decentralizzata”.
Ma Iida era più interessato a trasmettere di persona la misura in cui sono state dette menzogne ai giapponesi prima, durante e dopo il devastante disastro nucleare di Fukushima-Daiichi, piombato in quello stesso giorno fatidico, causato dal duo mortale di terremoto e tsunami.
“Shinzo Abe dice che ‘tutto è sotto controllo'”, ha riferito Iida, parlando a un evento ospitato dall’organizzazione Nuclear Free Local Authorities, dalla Croce Verde e dall’ente Nuclear Consulting Group a fine gennaio. Ruolo di predominanza era rivestito dall’ex primo ministro giapponese, Naoto Kan, che era alla guida del governo, quando i tre disastri hanno assestato il colpo. “Sì – sotto il controllo dei media!”
Un processo per la Tepco come il Processo di Tokyo del dopoguerra
I media potrebbero avere rivestito il ruolo di ancella del governo ben disposta a rassicurare il pubblico con falsità ma, nel luglio 2012, la Commissione Indipendente d’Inchiesta sull’Incidente Nucleare di Fukushima ha concluso che il disastro in realtà non è stato un incidente, bensì “qualcosa di artificiale”. I ricercatori hanno riferito che ciò è avvenuto come conseguenza della “collusione” tra il governo, le autorità di regolamentazione e l’industria nucleare, in questo caso, la Tepco.
“Ci dovrebbe essere un processo alla Tepco come il Processo di Tokyo del dopoguerra”, ha detto Iida, riferendosi al processo per crimini di guerra della Seconda Guerra Mondiale, nel quale sono stati processati 28 giapponesi, sette dei quali sono stati successivamente giustiziati per impiccagione.
La speranza per tale responsabilità – senza sostenere l’impiccagione – è fugace nella migliore delle ipotesi. Nel 2011, mentre tenevo un discorso nell’ambito di una conferenza a Berlino ospitata dalla Fondazione Heinrich Böll, ho suggerito che i funzionari della Tepco debbano essere inviati alla Corte Penale Internazionale de L’Aia (una struttura americana ancora si rifiuta, con convenienza, di riconoscere la colpevolezza) a rispondere di ciò che equivale chiaramente a crimini contro l’umanità.
L’osservazione ha causato un po’ di scalpore e domande pressanti circa il meccanismo con cui la Tepco potrebbe essere ivi condotta. È inutile dire che nulla del genere sia mai accaduto o che sia verosimile.
La tattica preferita del governo di Abe è invece andare a tutta velocità, in modo tale da riavviare i reattori e far tornare tutti a casa il più presto possibile, come se niente di grave fosse accaduto. Basta scavare un po’di terriccio, portarlo via da qualche altra parte e, Abracadabra! Tutto è pulito e di nuovo sicuro!
Normalizzare la radiazione, una linea politica e ora una pratica
La decontaminazione radiologica, ovviamente, non è così facile. Né affidabile. E’ qualcosa di più simile a “spingere la contaminazione da un posto all’altro”, così come lo descrive l’esperto nucleare indipendente, Mycle Schneider. Nemmeno la radiazione rimane obbediente in un unico luogo.
“Le montagne e le foreste che non possono nemmeno essere vagamente decontaminate, fungeranno da fonte permanente di nuova contaminazione, ogni pioggia laverà via la radiazione e la porterà giù dalle montagne
verso le pianure”, ha spiegato Schneider. Gli uccelli si trasferiscono di frequente. Gli animali mangiano ed espellono flora radioattiva. La radiazione viene spazzata via verso il mare. È un ciclo senza fine.
Sono in corso, ciò nonostante, sforzi per il ripopolamento delle aree colpite, in modo particolare nella Prefettura di Fukushima. È una linea politica e ora una pratica di “normalizzazione” degli standard di radiazione raccontare alle persone che tutto va bene, quando chiaramente non c’è alcuna evidenza medica o scientifica per sostenerlo. E ciò era già fermamente e istituzionalmente un approccio in atto perfino l’11 marzo 2011, mentre il disastro di Fukushima colpiva nella sua fase iniziale, e quindi molto del processo decisionale è stato lasciato al giudizio individuale.
“Ci è stato detto che l’evacuazione pone un più grande rischio rispetto alla radiazione”, ricorda Hasegawa Kenji, un coltivatore da Iitate, un villaggio ubicato a 45 chilometri dall’Impianto Nucleare di Fukushima. Caratterizzato nel documentario della serie VICE (ndT. documentari specializzati nell’esplorazione di verità scomode) “Alone in the Zone”, Hasegawa ha criticato il sindaco di Iitate per aver fatto quello che lui ha definito un errore terribile.
“Anche quando gli scienziati hanno detto al sindaco che Iitate era un luogo pericoloso, li ha ignorati. Ha fatto arrivare da tutto il Paese esperti che propugnassero la sicurezza di quel luogo. Hanno riferito che non avevamo niente di cui preoccuparci. Continuavano a dircelo. Alla fine gli abitanti di un villaggio si sono fatti ingannare e hanno cominciato a rilassarsi. E il sindaco ha rifiutato l’idea di evacuare ancor di più. Ecco perché nessuno se ne è andato via, anche se i livelli di radiazione erano talmente alti.”
L’industria nucleare non ha detto la verità al pubblico
La confusione che circondava l’evacuazione era così profonda che, come Zhang et alhanno osservato in uno studio datato 11 settembre 2014 e pubblicato sull’International Journal of Environmental Research and Public Health: “Misure non chiare per l’evacuazione hanno provocato la fuga di numerosi residenti verso la zona nord-occidentale, dove i livelli di radiazione erano ancora più elevati.”
Tutto ciò è nella norma, ha riferito Iida. “Devo sottolineare che chi lavora nel settore nucleare, non ha detto la verità al pubblico e non ci tengono informati.”
Nel prosieguo del processo di “normalizzazione” è arrivata la decisione di elevare gli standard consentiti di esposizione alla radiazione a 20 millisievert di radiazione all’anno, partendo dal livello precedente di 2 mSv (ndT. millisievert, unità di misura della dose equivalente di radiazione nel Sistema Internazionale ed è una misura degli effetti e del danno provocato dalla radiazione su un organismo) all’anno. Il limite globalmente accettato per l’assorbimento della radiazione è 1 mSv all’anno.
Questo significava che i bambini sono stati esposti potenzialmente agli stessi livelli di radiazione che sono consentiti per i lavoratori adulti nelle centrali nucleari in Europa. Alcuni funzionari hanno perfino sostenuto che le zone in cui i tassi si attestavano fino a 100 mSv all’anno dovrebbero essere considerate “sicure”. Scrivendo sul suo blog, l’avvocato anti-inquinamento di New Orleans, Stuart Smith, ha osservato ironicamente:
“Invece di prendere misure correttive per proteggere la sua gente, il Giappone ha semplicemente aumentato i limiti di esposizione riconosciuti a livello internazionale. Sembra che la priorità – come abbiamo visto in tanti altri disastri industriali in tanti altri paesi sia la protezione del comparto industriale e la limitazione della propria responsabilità, piuttosto che la garanzia di salute e benessere a lungo termine delle masse. Vacci a capire qualcosa.”
La grande menzogna del rimpatrio
Tutto ciò predispone il palcoscenico ideale per la Grande Menzogna del Rimpatrio. “Si tratta del grande insabbiamento”, ha detto Iida al suo pubblico di Westminster. “Alla gente viene detto che è abbastanza sicuro avere una quantità limitata di esposizione [alla radiazione].”
Infatti, in recenti conferenze dei governatori di prefettura, sono stati sollecitati in particolare i giovani a tornare a Fukushima. “Se venite a vivere con noi a Fukushima e a lavorare lì, ciò faciliterà la ricostruzione post-disastro e vi aiuterà a condurre una vita significativa”, ha riferito il Governatore di Fukushima Masao Uchibori.
I giovani in Giappone, tuttavia, non sembrano collaborativi. Nel luogo dove gli sfollati stanno tornando, la maggior parte sono cittadini anziani, i quali hanno meno da perdere dal punto di vista sanitario e che sono più tradizionalmente legati alla terra e ai loro cimiteri ancestrali.
“Vogliono morire dove sono nati e non in un luogo sconosciuto”, ha detto Yoshiko Aoki, una sfollata lei stessa che ora lavora con altre persone, e che è anche intervenuta alla conferenza di Londra.
Tutto ciò crea un impatto sulle entrate delle imposte degli abitanti che costituiscono il 24,3% di tutte le fonti fiscali locali e vengono raccolte sia dalle prefetture, sia dai comuni. Vengono riscosse sia su base individuale, sia per quanto riguarda le aziende, ma per la maggior parte provengono da base individuale.
I cittadini anziani che sono andati in pensione non contribuiscono all’imposta sul reddito, quindi l’onere spetta ai governatori e ai sindaci, in modo tale da attirare il maggior numero di persone lavoratrici possibile a ritornare nelle loro città e nelle regioni, al fine di finanziare in modo efficace i servizi pubblici locali.
Le aree radioattive sono le più colpite economicamente
Alla fine dello scorso anno, l’Asahi Shimbun (ndT. letteralmente “Giornale del sole del mattino” è un quotidiano nazionale in lingua giapponese del Giappone con quartier generale a Osaka) ha preso in considerazione le entrate fiscali nelle 42 municipalità colpite dal triplo disastro del 2011, costituito da terremoto, tsunami e fusione del nocciolo dell’impianto nucleare di Fukushima.
Non sorprende quindi che le zone più colpite dalla contaminazione radiologica avessero sofferto il contraccolpo economico più grande. Quelle aree libere dal fallout radioattivo si sarebbero potute semplicemente ricostruire dopo lo tsunami e il terremoto e, di conseguenza, recuperate economicamente, alcune perfino meglio dei livelli pre – 11 marzo 2011.
“All’altra estremità della scala si situa Namie, Prefettura di Fukushima, città che ha segnato il più grande tasso decrescente – 72,9 per cento – di entrate per l’anno fiscale 2014″, ha riportato l’Asahi Shimbun. “Tutti i residenti della città, vicino alla centrale nucleare paralizzata, rimangono in stato di evacuazione. Sebbene i pagamenti delle imposte provenienti dalle aziende siano aumentati per il lavoro di decontaminazione e per altri progetti di lavori pubblici, le imposte sul reddito pagate dai residenti e le tasse sul cespite sono diminuite.”
Tornare o non tornare è la questione del momento – o arriverà marzo 2017, quando il governo Abe annuncerà la revoca di molti ordini di evacuazione. A quel punto, la compensazione del governo per gli sfollati verrebbe abolita, ponendoli sotto la pressione finanziaria per fare in modo che ritornino. Spunto di maggiore confusione.
Le persone si trovano ad affrontare, ha riferito Iida, “due visioni estreme, o che è molto pericoloso o che è abbastanza sicuro. Quindi è molto difficile decidere quale è la verità, il cui discernimento è lasciato alle persone. “
Una di quelle città che potrebbe essere dichiarata “sicura” è Tomioka, la Pripyat del Giappone, un tempo dimora per circa 16.000 persone, ma ora disabitata.
“E’ come essere un esperimento umano, è così che ci sentiamo”, ha detto Aoki a Londra, lei stessa un’ex residente di Tomioka. “Il Governatore di Fukushima ha parlato di una Fukushima sicura. Vogliamo che diventi sicura, ma i nostri pensieri e la realtà non coincidono “.
Il professore di fisica nucleare dell’Università di Kyoto, Koide Hiroaki, osserva che nel film della serie VICE è stato schietto per decenni contro l’uso continuato dell’energia nucleare:
“Una volta che si entra in una zona a radiazione controllata, non si dovrebbe bere acqua, figurarsi mangiare del cibo. L’idea che qualcuno “, si interrompe,”… viva in un posto come questo è impensabile. ”
Linda Pentz Gunter è la specialista internazionale presso l’ente Beyond Nuclear. Funge anche da direttore dei media e dello sviluppo.

Fonti: www.theecologist.org/
- See more at: http://www.altrainformazione.it/wp/2016/03/02/il-grande-insabbiamento-di-fukushima/#sthash.MrrTtwkK.dpuf;

http://www.altrainformazione.it/wp/2016/03/02/il-grande-insabbiamento-di-fukushima/.

mercoledì 16 marzo 2016

Il genocidio dei nativi americani e degli africani: 1607-1890 Tratto da “Il libro nero degli Stati Uniti d’America”


Stima dei civili morti: 90 milioni!!!
Tra i genocidi compiuti dagli Usa prima della Seconda guerra mondiale vogliamo citare solo i due che ci sembrano più significativi: lo sterminio dei nativi americani (gli “indiani”) e il massacro del popolo filippino. Tralasciamo, invece, la Guerra di secessione anche se, a detta degli storici, è stata la guerra civile più sanguinosa della storia umana. Sarà un caso?
Gli inglesi arrivarono a Jamestown nel 1607. Dal 1610 iniziò lo sterminio dei nativi americani che proseguì fino al 1890, anno in cui il settantesimo cavalleggeri dell’esercito nordamericano massacrò la popolazione Lakota, nel Sud Dakota.
Assetati di oro, argento c pellicce, i bellicosi cow-boys a cavallo, armati di fucili, ebbero, gioco facile contro, popolazioni pacifiche che erano armate solo di archi e frecce, e non conoscevano la polvere da sparo, il denaro e la proprietà privata. Voglio riportare qui un brano, che descrive molto bene il lungo calvario attraversato dai nativi dopo essere venuti in contatto con i conquistatori europei:


“Dopo lo storico sbarco del 1492, per anni l'Europa, lacerata da sanguinose guerre di religione, non si mostrò molto interessata al nuovo continente. Successivamente la bramosia di possesso, il mito dell'oro, l'interes­se verso nuove terre, la passione per le pregiate pellicce, l'imperativo missionario di "mettere il nuovo continente sotto la protezione di Dio” e il fascino dell'avventura, rappresentarono un micidiale cocktail distruttivo. Ben presto l'insieme di questi elementi si tradusse in atrocità e oscenità di ogni tipo. una miscela esplosiva che rese via via sempre più manifeste le peggiori disposizioni dell'uomo.
Quel misto di avventura e ingordigia funse da propulsore e spinse verso occidente i grandi velieri.

Il destino dei nativi americani e delle loro antiche culture (e probabilmente del mondo intero) era segnato: la presunta "civiltà” europea, boriosa e dispotica, ne aveva decretato l'epilogo”
Ma com'è potuto accadere? E cos’è successo realmente? Da dove è scaturita tanta ferocia? Di chi sono le maggiori responsabilità? Si poteva evitare lo sterminio? Ridurre i patimenti? La gran massa di film western descrive la realtà dei fatti oppure fa mistifica? Si può pensare a una verità storica? Se sì, qual è?
Tuffiamoci in questa impresa, tentiamo insieme un'analisi...
E’ solo agli inizi del 1600 che si colgono i primi segnali di una vera e propria aggressione.
Il mercato delle pellicce che giungevano dal continente appena “scoperto” alimentò ben presto, e a dismisura, le vanità degli europei, e fece aumentare così vertiginosamente la richiesta di queste pregiate mercanzie.
I furbi avventurieri sbarcati nel Nuovo mondo, cominciarono così a barattare con gli “indigeni del posto” oggetti di scarsissimo valore con pregiate pelli di lontra, e i propri vestiti rabberciati destinati alla pattumiera con le stupende pelli di castoro faticosamente procurate dagli “indiani”.
L'America diventa il grande magazzino di pellicce per l’Europa. Agli indiani il compito di riempirlo.
Gli europei inoltre fecero conoscere ben presto ai “selvaggi” l'inebriante acquavite - che usavano per stordirli prima delle “trattative” – nonché altre “magiche cose” con le quali cercavano di ingannare gli ingenui abitanti del luogo. I furbi mercanti del vecchio continente fecero di questi espedienti preziosi alleati.

La trappola illusoria del vantaggioso baratto disorientò ben presto alcuni fra gli “indiani” più scriteriati. Diverse comunità, che mai avrebbero pensato di dover affrontare, una situazione simile, si trovarono impreparate nel dover lottare contro questo mistificatorio nemico. Il nuovo nemico “rapiva la mente” degli stolti e giungeva a volte sino ad essere più forte del sacro rispetto per la veneratissima Madre di tutte le cose: Madre Natura. Un sacro rispetto, punto focale della cultura indiana, che ogni indiano aveva ben radicato dentro di se, almeno sino a quell’infausto incontro con l’uomo bianco.
Madre Natura, prodiga di frutti benedetti, Madre natura, amorosa dispensatrice di ogni bene, Madre Natura, madre di tutti gli animali, anche di quelli da cacciare e uccidere, per reale bisogno, in “confronti” leali e senza inutili sprechi.
L’ingannevole rete tessuta dai bianchi arrivò a disorientare, anche se solo temporaneamente, l'ignare, pellerossa che giunse ad affermare: “Il castoro fa le cose per bene: sa fare le pentole, le accette, le lesine, i coltelli ...”.
Questo nuovo e ingenuo, slogan coniato dai nativi rende oggi bene l'idea dei “vantaggi” che inizialmente derivarono dal commercio delle pellicce; vantaggi fatali però, che decretarono !a condanna a morte di tutte le culture locali.
Gli indiani non potevano immaginare che, adottando il pensiero degli europei, avrebbero messo in moto l'ingranaggio, destinato in breve tempo a stritolarli senza alcuna pietà.

Gli uroni, gli irochesi e gli indiani delle coste nordoccidentali cercarono di affrontare il disorientamento legato a questa nuova “mania della negoziazione” e dettarono delle regole; ammisero il commercio con i bianchi (purché sobrio e misurato) e l’arricchimento di alcuni componenti della collettività. Il profitto derivante dagli interscambi, però, non doveva generare disuguaglianze, ne marcare differenze di sorta con gli altri membri della comunità; rimaneva perciò decisa mente in vigore il principio della redistribuzione, che anzi doveva essere ulteriormente, rafforzato e sviluppato con nuovi criteri.
Ma l’europeo, che primeggiava in astuzia, impose senza indugio l’introduzione di nuovi sistemi commerciali. Le virtuose consuetudini “socio-economiche”, ancestrali per le comunità indiane, finirono così per essere gradualmente distrutte. L’introduzione successiva di nuove e mirate mercanzie snaturò totalmente il modo di vivere indiano e ne segnò definitivamente la caduta. La caccia, il commercio e la distorsione culturale mutarono radicalmente il sistema di vita e l’alimentazione delle tribù che giunsero così a dipendere completamente dagli scaltri europei.
Allo stesso modo dell'arricchimento di uno ai danni dell'altro e delle disuguaglianze fra uomini, anche la proprietà fu un principio che sfuggi completamente al nativo, che non riuscì mai a comprendere come si potesse pretendere di acquistare cose che appartenevano a tutti come alberi, fiumi, prati, spiagge o laghi... ma il problema non infastidiva per nulla il bianco, poiché quasi mai si parlava di “comprare”: per lui le nuove terre, erano abbandonate e non sfruttate, e la Bibbia stessa affermava che Dio li aveva guidati in quei luoghi. L’illusione del nuovo vantaggioso rapporto con il bianco però cedette, presto il passo ai reali obiettivi dell’invasore, i nuovi arrivati palesarono le loro vere intenzioni e iniziarono così i maltrattamenti, i “selvaggi” furono trattati come schiavi, si abusò delle loro donne, le trattative non furono più rispettate. Così i poveri malcapitati, terrorizzati e increduli, per sottrarsi alla presenza dei bianchi, si ritirarono nelle foreste interne.

Alla iniziale generosità dei nativi, dunque, i bianchi, popolo eletto di Dio, cui era stata affidata “la divina missione”, risposero con avidità e maltrattamenti d'ogni tipo, e non si fecero alcuno scrupolo poiché gli indigeni erano considerati “crudeli, selvaggi, barbari e figli di Satana”.
(…)
La decimazione delle popolazioni native non avvenne solo con armi più avanzate, ma anche con l’esportazioni delle malattie occidentali per le quali i bianchi conquistatori erano vaccinati.
Per un certo periodo l’esercito americano fece addirittura strage di bisonti delle grandi pianure per togliere agli indiani la loro principale fonte di sostentamento e indurli alla resa e alla fame.
(…)
Il genocidio degli indiani venne accompagnato dalla tratta degli schiavi che venivano costretti a lavorare nelle terre dove prima vivevano i nativi. Una macabra geografia dello sterminio e della schiavitù sostenne la nascente industria occidentale. Dai porti dell’Inghilterra partivano navi che strappavano e sequestravano i neri dall’Africa per ridurli in schiavitù nelle piantagioni americane. Da lì le navi, piene di cotone, salpavano di nuovo l’oceano per rifornire la madrepatria della preziosa materia prima, con la quale si producevano manufatti tessili a buon mercato che, esportati in Estremo Oriente, riducevano il Bengala, la regione più ricca e sviluppata dell’India, alla fame più nera, all’attuale Bangladesh.
Nel 1860 si contavano negli Stati Uniti ancora 4 milioni di schiavi. Gli schiavi non morivano solo in schiavitù, ma anche di schiavitù. 2 milioni morirono di stenti o di maltrattamenti, durante il loro trasferimento o durante la loro prigionia.


Fonte: http://disinformazione.it/genocidionativi.htm

domenica 13 marzo 2016

Manifestazione No Inceneritori di Domenica 13 Marzo a Milazzo

Si sta svolgendo la manifestazione No Inceneritori a Milazzo in corso grazie alla partecipazione di tanti volontari che hanno detto "Basta" ai soprusi nel territorio Siciliano.

Le donne e gli uomini del comprensorio del Mela e della Sicilia, oggi 13 Marzo stanno riempiendo le strade di Milazzo per testimoniare la ferma e comune opposizione all’inceneritore del Mela e a tutti gli inceneritori con un corteo regionale che raccoglierà un nutrito e variegato gruppo di associazioni e movimenti provenienti dalle province dell’Isola. Destinatari del comune sentire espresso dai manifestanti sono i Governi Renzi e Crocetta che invece di impegnarsi a promuovere un Piano Nazionale per la Riduzione, Riuso, Recupero e Riciclaggio dei materiali, si genuflettono ancora una volta alla lobby degli inceneritori, privilegiando i lucrosi affari di alcune multi-utilities a discapito della salute delle persone, ma anche a danno dell’economia locale e delle finanze pubbliche.
Il corteo, che avrà come parola d’ordine “NO agli inceneritori, SI al recupero di materia e al lavoro pulito” è un altro importante messaggio all’indirizzo delle istituzioni ma anche a tutti quei gruppi di potere politico e economico che sembrano sordi di fronte alla crescente netta opposizione sociale che da oltre un anno anima Milazzo e la Valle del Mela. Il decreto governativo Sblocca Italia, che promuove e finanzia la combustione dei rifiuti spacciandola come strada obbligata per chiudere le discariche viene avversato anche perché, interramento e incenerimento sono due facce della stessa medaglia. Incenerire non elimina le discariche né migliora le condizioni di salute pubblica e la salubrità dell’ambiente. Inoltre non risolve l’ “emergenza rifiuti”, bensì rischia di trasformarla in emergenza sanitaria.
Incenerire inoltre aggrava gli oneri economici e sociali sostenuti dalla collettività, in almeno quattro modi: 1) attraverso il pagamento delle spese di conferimento dei rifiuti e trattamento delle ceneri risultanti, 2) attraverso il finanziamento degli accresciuti costi della spesa sanitaria causati dall’aumento o dall’insorgenza di determinate patologie, 3) attraverso il mancato guadagno a danno delle finanze pubbliche, determinato dalla perdita di preziosi materiali che dovrebbero invece essere recuperati, 4) attraverso la perdita delle migliaia di posti di lavoro che sarebbero generati da un funzionante comparto industriale specializzato nel recupero di materia.
Lavorare senza distruggere e avvelenare è possibile. Un esempio su tutti sia la Provincia di Treviso, dove 50 comuni consorziati danno lavoro a più di 680 persone, raggiungono livelli di RD oltre l’ 80% e appena 50 kg/ab./anno vengono conferiti in discarica.
La salute compromessa, la perdita di preziosi materiali, la distruzione di posti di lavoro che si consumano con la scelta di incenerire, e al contempo, l’esistenza di concrete alternative virtuose già praticate nelle zone d’Italia e d’Europa, sono gli elementi che fanno ormai parte di un sapere diffuso e comune acquisito anche grazie al lavoro costante nel territorio di comitati e associazioni. I risultati più importanti si sono manifestati in occasione dell’approvazione da parte di 19 consigli comunali del territorio di delibere di netta contrarietà al mega-inceneritore, dei referendum comunali del 31 gennaio e del 6 marzo 2016 e del partecipatissimo corteo dello scorso 27 settembre 2015.
Le popolazioni esigono ormai chiaramente che il diritto di vivere in un ambiente salubre e di lavorare in attività non distruttive siano resi effettivi: a queste richieste le istituzioni locali e nazionali non possono più sottrarsi.
Assieme ai movimenti fratelli che si oppongono agli elettrodotti TERNA, alla costruzione delle trivelle, alla privatizzazione dell’acqua, alla costruzione del MUOS e alla trasformazione della Sicilia in un avamposto militare, vogliamo fare fronte comune per liberare l’isola da quelle politiche e progetti che perpetuano la condizione di dipendenza, sfruttamento e sottosviluppo in cui versa. Ogni anno migliaia di Siciliani lasciano la loro terra, ogni anno altri si ammalano a causa di industrie mefitiche e moltissimi languono sfruttati o disoccupati.
Adesso più che mai è il momento di fermare le devastazioni e iniziare le bonifiche. Solo questa strada può garantire che la ricchezza dei territori non venga distrutta ma tutelata e i suoi frutti distribuiti a tutti. È arrivato il momento di puntare su attività rispettose delle caratteristiche geografiche, culturali e paesaggistiche dei territori: lavorare senza distruggere e avvelenare è possibile!
Domenica 13 marzo sarà la giornata della protesta, dell’informazione e della proposta. Per questo il movimento NO Inceneritore chiama tutti i movimenti isolani e le realtà associative che credono sia giunta l’ora in cui i territori determinano il loro destino. Fermiamo la devastazione per una Sicilia libera e prospera!
Movimento No inceneritore del Mela
ARCI Sicilia
Legambiente del Longano
Zero Waste Sicilia
Fonti:
http://www.exitmedia.it/manifestazione-no-inceneritori-di-domenica-13-marzo-2016-a-milazzo/

domenica 6 marzo 2016

No Trivelle nel canale di Sicilia

E' in gioco la nostra salute


Il 17 Aprile si terrà l'importantissimo Referendum Abrogativo che permetterà a noi Siciliani di Votare SI contro la legge delle Trivellazioni nel Mediterraneo.
PERCHE' VOTARE SI?
Perché si tratta di un Referendum Abrogativo fatto su misura dal governo Renzi. Cercando di spiegarlo brevemente e in modo chiaro per tutti:Votando SI vale a dire che non stai con i petrolieri che hanno deciso di trivellare nel nostro mare.Se invece anche per sbaglio qualcuno dovesse votare no ciò darebbe consensi a quelle lobby che stanno cercando di distruggere l'ambiente e il territorio Italiano. Sappiamo tutti quanto il Mediteranno, che è stata la culla della civiltà moderna, sia una ricchezza da custodire. Mentre invece sta risultando essere l'ennesima colonia di lobby e multinazionali che per aumentare il prezzo del petrolio anche a 60 dollari a barile se ne frega.Bucando anche quei meravigliosi paradisi terrestri nel nostro pianeta prelevando il sangue da Madre Terra. Inquinando e distruggendo l'ambiente senza aver accurato ritegno ne del territorio/ambiente ne tanto meno della vita vera e propria tutto ciò per profitto.
Sarà forse che le multinazionali stanno scorgendo la loro ennesima scelleratezza e si stanno ora più che mai affrettandosi ad arricchirsi con l'ultima linfa di Madre Terra per poi lasciarsi alle spalle l'ennesima catastrofe ambientale?  Stiamo parlando di Magnati che se ne fottono della salute delle nostre acque, della flora, fauna e micro clima ambientale come anche della nostra salute.


Ieri, in data 5 Marzo, alla fiera del mediterraneo a Palermo la comunità Genuino Clandestino ha tenuto l'incontro con l'ingegnere Gianni Silvestrini per quanto riguarda impianti Mous e trivelle, con accenni concerni alla conferenza sul clima di Parigi, l'emissioni di CO2, la corsa alla Green Energy. Si è inoltre parlato di Marchi come la TeslaMotors che ha brevettato autovetture elettriche senza il bisogno di alimentarle a benzine o metani e carburanti fossili. Silvestrini ha ribadito esserci un impegno sia nella comunità scientifica che nella Finanza attua a cambiare rotta investendo nella ricerca e nelle innovazioni eco-green sostenibili. Inoltre l'assemblea ha creato un attivo dibattito a cui hanno anche partecipato ragazzi con idee chiare riguardanti le scelte etiche di salute,ambiente, sostenibilità.
 Oramai pare esserci un cambio rotta evidente sulle questioni clima ed  energia. Ma allora perché continuare su questa impervia strada che porterà sicuramente dei grandi rischi ambientali e rischi anche per quanto riguarda la nostra economia. Basti pensare le provocazioni che ha prodotto la conferenza sul clima a Parigi lo scorso 13 Novembre 2015 sulle false emissioni di CO2 e il presidente Obama che ha dichiarato di aumentare il prezzo del petrolio a barile. E soprattutto ancor oggi dove un po' tutti ci stiamo accorgendo dei danni che il  modello degli stati moderni sta producendo all'ambiente impegnandoci per attuare dei cambiamenti finanziari importanti che sostengono la green energy come i panelli fotovoltaici, il passaggio dalle macchine alimentate a carburanti tossici alle autovetture elettriche,e così via. Argomenti molto importanti e delicati che si affrontano in molte sedi d'Italia e del mondo vedendo schierati al primo posto Green Peace e Ambientalisti che ogni dì si battono per i diritti di tutti. Concludo dicendo che tutti siamo obbligati a Votare SI al Referendum Abrogativo del 17 Aprile per fermare le Trivelle nel Mediterraneo consentite da uno pseudo stato colonizzato dal business frenetico mondialista. Dalla Sicilia con l'assoluto silenzio del mandato Crocetta che sta portandoci l'ennesimo disastro ambientale.






giovedì 3 marzo 2016

HAARP e MUOS producono Anestesia Elettromagnetica


E’ un fatto che porzioni o segmenti del cervello dell’essere umano, in particolare l’emisfero destro, l’ipotalamo e i lobi prefrontali, sono letteralmente anestetizzati o manipolati dalle onde a frequenza estremamente bassa (ELF), da tecnologie a radiofrequenza come HAARP e da vari agenti chimici, come i vaccini, il fluoro e le scie chimiche.
HAARP è un’arma segreta che utilizza la tecnologia elettromagnetica a radiofrequenza, che non serve solo a provocare tempeste, uragani e terremoti, ma modifica anche le nostre onde cerebrali.
Fondamentalmente, è un sistema che modula la frequenza delle onde cerebrali di ogni individuo, conducendolo in uno stato di ipnosi in cui è possibile ricevere, da parte dell’essere umano, ordini diretti al cervello.

Il MUOS di Niscemi, Sicilia – ITALIA

A tal fine, le antenne dell’HAARP, e quelle del MUOS di Niscemi in Sicilia, emettono onde con una frequenza estremamente bassa (onde ELF), che vanno da 1 a 20 Hz (fuori dal campo della percezione umana uditiva) e che, come Tesla aveva teorizzato, rimbalzano sulla ionosfera e tornando di nuovo a terra, producono cambiamenti climatici significativi o eventi sismici.
L’HAARP è una tecnologia ultra-secret sviluppata, un secolo fa, da Nikola Tesla, poi rubata e successivamente, segretamente sviluppata da una società scientifica segreta in tutto il mondo, fin dai primi anni ’60.
Michael Persinger
In origine, questa tecnologia era parte del progetto di Tesla che aveva come obbiettivo la produzione e condivisione di energia libera in tutto il mondo, ma fu rubata dal governo d’élite segreto sionista, oltre che per mantenere l’umanità schiava del petrolio, sopratutto per utilizzarla come arma climatica e per il controllo mentale.
La sua applicazione, come arma di controllo mentale, è legata alle ricerche fatte da psicologi e neuroscienziati psicobiologi, come quella dello psicologo e neuroscienziato Michael Persinger, che ha studiato gli effetti delle radiazioni elettromagnetiche sul cervello per il Pentagono, la Marina e la NASA.
Persinger ha perfezionato il metodo per sperimentare le esperienze soggettive, attraverso l’uso di caschi da motociclista connessi alla realtà virtuale, inviando onde elettromagnetiche verso la fronte del cervello umano.

Ha studiato il metodo per “l’accesso diretto al cervello per induzione elettromagnetica attraverso algoritmi fondamentali; …un processo legato alla temperatura del cervello per permettere l’adattamento verso tutti i cervelli umani normali colpiti da una frequenza sub-armonica la cui variazione, a partire da 10 Hz, sarebbe solo di 0,1 Hz”. Questa piccola variazione permetterebbe la selezione delle menti tra individui diversi e colpire un cervello in particolare tra milioni.
Se questo non fosse abbastanza, l’esperimento va oltre: la coscienza di un individuo, la sua memoria e la consapevolezza di sé, possono essere modificate dalle onde elettromagnetiche, in particolare la personalità, che può essere completamente rimodellata, in quanto, ogni stato mentale può essere generato artificialmente da una fonte esterna.

Antennte Haarp in Alaska
Ciò che viene fatto con l’Haarp, e con il MUOS, è la produzione di inserti olografici utilizzati per millenni dagli invasori alieni e dagli Illuminati; messaggi che tramite le antenne vengono inviati direttamente nell’ipotalamo del nostro cervello.
Questa tecnologia è reale ed esiste già e viene utilizzata globalmente attraverso meccanismi simili a quelli usati dalla radio e dal sistema di telecomunicazioni, mezzi con cui, l’umanità, può essere controllata elettromagneticamente quando, per esempio, osserva o ascolta canali televisivi, radio, telefoni cellulari o altri mezzi tecnologici.
La vita sulla Terra può essere divisa in “prima e dopo la creazione dell’HAARP”. Ciò che fa questa tecnologia, raggiungendo le onde cerebrali, è abbassare la frequenza del cervello, gettando la popolazione umana in un stato di ipnosi profonda.

Le antenne situate in Alaska, e ora anche in Italia con il MUOS, sono la manifestazione visibile dei risultati nascosti della società scientifica segreta del mondo.
Questi risultati non sono, ovviamente, comunicati al genere umano intero, infatti, non una parola è stata detta dai media in proposito.
Quei pochi dati che vengono resi pubblici, servono a mentire spudoratamente sul presunto obiettivo scientifico di questa tecnologia, cioé, “studiare la ionosfera” o come arma di “difesa missilistica”.
Questo chip, realizzato nei primi anni 2000 da una società chiamata VeriChip, memorizza le informazioni mediche personali.
Inoltre, se decideste di farvi impiantare un microchip, dovreste sapere che ciò renderà ancora più facile l’azione dell’HAARP e del MUOS, infatti un microchip, oltre ad essere in grado di inviare un segnale, può anche riceverlo, con tutto quello che ne potrebbe conseguire: la morte della vostra volontà, tanto per dirne una.
Fonte: http://www.conoscenzealconfine.it/haarp-e-muos-producono-anestesia-elettromagnetica/