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lunedì 29 febbraio 2016

DRONI A SIGONELLA LA NUOVA BASE DI CONTROLLO


Se vuoi capire cosa sta succedendo a Sigonella e quanto l’Italia sia implicata nei nuovi scenari di guerra devi telefonare a Messina, ad Antonio Mazzeo, tra i massimi esperti di geopolitica mediterranea, autore di saggi fondamentali sul rapporto tra gli Usa e il nostro paese, uno che le denunce sugli armamenti americani (e sui droni) presenti sul suolo 
italiano le fa da anni.
Antonio, cosa succede a Sigonella e perché improvvisamente se ne torna a parlare?
Succede che il Wall Street Journal ha pubblicato un articolo in cui riferisce di un accordo tra Usa e Italia per dislocare, nella base di Sigonella, i cosiddetti droni killer: sono dei velivoli senza pilota dotati di sistemi missilistici e bombe a guida laser. Non sono strumenti difensivi ma hanno una funzione di attacco. E questo viola almeno un paio di articoli della Costituzione.
Ti riferisci al famoso articolo 11 che recita “L’Italia ripudia la guerra…?
E non solo. Mi riferisco, per esempio, anche all’articolo 80. Ma vorrei aggiungere un’altra cosa a proposito del famoso accordo Italia-Usa.
Prego…
Già nel 2011, durante la guerra in Libia, i droni americani, senza alcun accordo formale, rientravano in Italia dopo le missioni. Poi, nel 2013, questi accordi sono stati formalizzati ma soltanto per un utilizzo temporaneo. Oggi, addirittura, Sigonella diventa una base operativa. E tutto questo senza alcun passaggio parlamentare e senza che l’opinione pubblica ne sia stata informata. Solo ieri, la ministra Pinotti è stata costretta a riferire in sede parlamentare sulla presenza dei droni sostenendo che si tratta di sistemi di difesa. Ma non è vero.

Torniamo ai droni. Cosa sono e come funzionano?
Ne esistono di due tipi: i Global Hawk, ospitati a Sigonella dal 2008, che hanno funzioni di intelligence, sono dotati di telerilevamento e monitorano aree enormi, individuando obiettivi e regolando missioni di attacco. Poi ci sono i cosiddetti droni killer, come i Predator o i Reaper: questi imbarcano bombe e sono teleguidati dalle basi statunitensi. L’America li ha usati in più di 500 blitz, in Afghanistan, Pakistan, Iraq, Siria, Libia, Africa sub-sahariana e Yemen facendo migliaia di vittime. E non solo tra i combattenti o i sospetti terroristi ma anche tra i civili, nelle scuole, negli ospedali. E questo pone grossi problemi di diritto umanitario. E poi, colpire un obiettivo solo perché sospettato di essere un terrorista equivale ad una condanna a morte senza processo.
Quali sono le basi da cui vengono teleguidati?
Fino ad oggi la base di Ramstein in Germania ma è partito un bando per realizzare un altro centro aSigonella.
Insomma, siamo in guerra…
Sì, c’è un’accelerazione dell’escalation bellica verso la Libia. E in questa accelerazione rientra la presenza di unità navali italiane a largo della Libia e l’utilizzo dei droni italiani (sono dei Predator non armati) che partono dalla base di Amendola (Foggia), penetrano nello spazio aereo libico e si spingono fino al Ciad.
E in questo scenario Sigonella che ruolo ha?
Sigonella si appresta a diventare una centrale di controllo mondiale dei droni già nel 2017. Ma già oggiSigonella e Trapani Birgi sono utilizzate per le operazioni dei droni militari acquistati dlal’Aeronautica Militare e con base di controllo ad Amendola (anche per attività di controllo anti-migrazioni). La novità è che è arrivata l’autorizzazione del congresso americano e presto potranno essere armati e avere il loro battesimo di fuoco in Libia.
Fonte: Viola Post

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